martedì 25 agosto 2009

Il signor I accusa


Io accuso

Io accuso l’umanità.

Io accuso le grandi potenze che sfruttano i piccoli stati.

Io accuso l’autorità, il potere non democratico. Accuso la democrazia.

Io accuso il governo, gli intrighi, gli imbrogli, la corruzione.

Io accuso la stampa.

Io accuso la televisione.

Io accuso chi si nasconde con protervie dietro a un dito.

Io accuso chi difende strenuamente chi è palesemente nel torto.

Io accuso chi con la propria oratoria riesce a far vedere il cielo verde.

Io accuso chi “e se anche fosse vero ne sarebbe solo l’utilizzatore finale”.

Io accuso quelli che “è tutto un complotto”.

Io accuso Berlusconi, che tutto fa meno che il bene dell’Italia.

Io accuso il Governo, che tutto fa meno che il bene dell’Italia.

Io accuso il Parlamento, che tutto fa meno che il bene dell’Italia.

Io accuso la classe politica…che non fa un cazzo e prende un fottio di soldi dai contribuenti italiani.

Io accuso la Sinistra, che poi…dove cazzo è finita?

Io accuso il PD, che è solo una versione sfigata del PdL.

Io accuso il PD, che vorrebbe essere Berlusconi ma non riesce ad esserlo.

Io accuso il PD che “ci stiamo spostando troppo a sinistra”…mah

Io accuso il PD, che dà ancora retta a Rutelli e ai suoi fedeli.

Io accuso i cosidetti “comunisti” che non riesco no a ritrovare l’Unità per delle cazzate.

Io accuso quelli che si nascondono dietro un’icona, un simbolo, una croce.

Io accuso i radicali e i loro inutili referendum (“…e preparaci pure un altro referendum. Questa volta per sapere dov’è che i cani devono pisciare…”)

Io accuso la Lega e il loro razzismo.

Io accuso la Lega e il loro celodurismo.

Io accuso il Governo sempre più schiavo della Lega.

Io accuso il Governo, che fregandosene della decisione degli italiani ha deciso di tornare al nucleare.

Io accuso l’idiozia di certi italiani.

Io accuso la paura dello straniero di certi italiani.

Io accuso me stesso, che sono arrivato a pensare “cazzo…quasi quasi rimpiango i ladri della prima repubblica”

Io accuso i giovani che inneggiano a una rivolta armata, e poi si nascondono dietro alla prima quercia.

Io accuso gli ex sessantottini, che ora hanno figli con abiti firmati e insegnano loro i vantaggi del capitalismo.

Io accuso la televisione, che “deve mandare segnali di ottimismo e non diffondere una pericolosa ondata di pessimismo”.

Io accuso la televisione, sempre più schiava del padrone.

Io accuso i telegiornali, che parlano solo di tette e cucina.

Io accuso quelli che “la crisi non c’è” e poi “la crisi è passata”. Ma se non c’era come fa a passare?

Io accuso quelli che “ la mafia non esiste. Io l’ho vista solo nei film. Non è che uno va in luogo, bussa e chiede : "scusi c'è la mafia?"

Io accuso chi ha fatto morire invano Borsellino e Falcone.

Io accuso lo Stato, che nasconde la verità agli italiani.

Io accuso lo Stato, che si nasconde dietro al segreto di stato (scusate il gioco di parole). Che poi in una democrazia il popolo è sovrano, il popolo è lo Stato e quindi dovrebbe sapere tutta la verità..

Io accuso chi “Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica” e non sa manco di che cazzo sta parlando.

Io accuso chi “ma dai…è solo satira…ricorda che è sempre un comico…non fa mica politica”.

Io accuso chi “sono stati licenziati per un uso criminoso del mezzo pubblico”.

Io accuso chi “la satira non deve colpire chi sta al governo”.

Io accuso chi per far passare certe leggi scomode usa l’inghippo dei ddl.

Io accuso chi per far passare certe leggi scomode aspetta il 15 di agosto per la votazione.

Io accuso i cosidetti pianisti parlamentari. Che già prendete un fottio di soldi dai contribuenti e poi non andate manco in aula a votare.

Io accuso la stampa, che spesso dice cose sagge e vere, ma nessuno legge i giornali.

Io accuso chi ha la facoltà di ribellarsi a questo schifo e invece tace.

Io accuso chi si lamenta e non fa niente perché qualcosa cambi.

Io accuso quelli che “voto Berlusconi perché ha comprato Ronaldinho”.

Io accuso quelli che “non voto Berlusconi perché ha venduto Kakà”.

Io accuso quelli che “cazzo che bell’uomo…quasi quasi lo voto”…che se tutti votassero così, la sinistra sarebbe spacciata.

Io accuso quelli che “ cazzo che gnocca…quasi quasi la voto…e poi me la trombo pure”…che se tutti votassero così la sinistra sarebbe spacciata.

Io accuso quegli illusi che come me sperano ancora di riuscire a convincere qualcuno che questa Italia fa schifo, che questo Governo fa schifo, che Berlusconi è un ladro, cha bisogna cambiare qualcosa.






“…e vorrei dire, mi pare a Platone, che il politico è sempre meno filosofo e sempre più coglione…”

lunedì 6 aprile 2009

Noi gusteremo il giorno un giorno ancora


Com' Enea vide la terra inghiottir
la città di Ilio e il cielo prender
fuoco sotto lacrime e macerie,
così con lo spirto gentil e forte
che entro noi ribolle
vediam l'antica città crollar sotto
colpi di un sotteraneo nemico.


Avrei voluto scriver di più e meglio...ma questo è ciò che sono riuscito a buttar giù...
Il senso di impotenza è grande...La paura forse è anche di più...
E mentre scrivo la terra continua a tremare con scosse che sentiamo fino a Teramo...
Ho preferito non mettere immagini dirette per ragioni abbastanza ovvie...
Speriamo che almeno stanotte sia una notte tranquilla...senza ulteriori colpi...
L'ultima scossa ha avuto una magnitudo di 3.8 gradi Richter...ed è soltanto l'ultima e nemmeno delle più potenti tra quelle che abbiamo sentito...
è la fine del mondo come noi lo conosciamo (e io non mi sento bene).

martedì 24 febbraio 2009

La Maschera




Sta finendo il carnevale, e anche io come tanti svesto i panni consunti del giorno. Tediato ripropongo uguali gli stessi gesti di sempre. Prima la maglia. Leggermente piegata la adagio sullo schienale della sedia. I pantaloni. Gettati con noncuranza sopra la maglia, con tutte le monete dimenticate nelle tasche che rotolano fuori e in giro per la stanza in cerca di libertà. Ignorando che la libertà dura l'arco di una notte. I calzini. Rovesciati e riposti nella fossa comune insieme ai loro simili. Già in decomposizione.
Infine lei. La maschera. Lievemente tiro l'elastico da dietro la nuca. Inizio a sentire un filo d'aria penetrare nel lieve pertugio creato da questo semplice e lieve movimento. Finalmente inizio a respirare. Con la mano destra sollevo il bordo sotto il mento e in un momento infinito la sfilo. Ad occhi chiusi penso. Finché non sento l'elastico rilasciato...stack!
La rivolgo verso di me e mi guardo guardarmi. Sollevo l'angolo destro della bocca ed emetto uno sbuffo dalle narici...un impulsivo gesto di risolino malinconico. E sento il movimento d'aria carezzare sensuale e prepotente le mie guance. La guardo guardarmi. I suoi occhi vuoti mi impressionano. Provo quasi paura al cospetto di me stesso. Ma ne sono affascinato e attratto.
Adagio, piano piano, la ripongo sulla scrivania. In piedi. Rivolto verso il mio letto, con il suo sguardo vuoto a sorvegliarmi.
Sdraiato sul fianco la guardo...mi guardo. E mi incute timore. Non sono tranquillo sapendola lì, che mi osserva beffarda con i suoi occhi assenti. Con la sua espressione sempre uguale. Con quel pallore inquietante che si ha quando ci si sente scomparire nel nulla.
Mi metto a sedere sul letto e la fisso, quasi con intento di sfida. Niente cambia. La stessa espressione. Lo stesso pallore. Esco dal letto e la scaravento con quanta forza ho verso il suolo. Ma lei adagio, piano piano, fluttua nell'aria e lievemente si posa a terra. Con lo sguardo fisso nei miei occhi...mi sfida.
Rassegnato torno a letto, promettendomi di non indossarla più.


Inizia un nuovo giorno, e anche io come tanti vesto i panni freschi della notte. Assonnato ripropongo uguali gli stessi gesti di sempre. Prima i calzini. Pescati a caso nella lotteria del cassetto. Poi i pantaloni. Presi con attenzione dallo schienale della sedia per non far cadere la maglia. Poi la maglia. Spiegata con furia. Ah...le monete. Ricatturate e infilate in tasca.
Infine lei. La maschera.

venerdì 5 dicembre 2008

Eremospato


Nacque in quei giorni un bambino. Sano, robusto. Ma una cosa in particolare colpì tutti al momento della sua nascita. Quando il medico lo indusse a respirare, non pianse…ma emise un breve, rapido sospiro.

Subito questo fatto fu preso con preoccupazione dai genitori, ma i medici li rassicurarono dicendo che era tutto in ordine, dagli esami risulta che il bambino è sano.

Lo chiamarono Eremospato.

Eremospato cresceva sano e forte, come tutti i bambini neonati. Ma la madre notò subito un fatto particolare. Non piangeva mai. Mai. In nessun caso.

Passarono gli anni e Eremospato divenne un ragazzo che non aveva mai provato una emozione. Non ci riusciva. Era vuoto. Né amore, né dolore, né curiosità lo sfiorarono mai.

Capitò in quei tempi che per una strana legge i ragazzi dell’età di Eremospato dovessero frequentare un istituto di cultura che all’epoca chiamavano scuola. E Eremospato non ne fu esente.

Crebbe e crebbe in cultura e salute finchè non successe un qualcosa che scostò leggermente la sua abulica vita dalla retta prevista.

Aveva oramai raggiunto la maggiore età che una ragazza si prese una cotta per il nostro Eremospato. Lui non né fu colpito…gli scivolò addosso come tutto in quella sua vita priva di emozioni. Era una pietra di fiume. La ragazza vedeva che c’era qualcosa che non andava. Che lui era strano. E fu forse per questo che lei si innamorò ancora di più di lui. Un giorno lui le disse, senza intonazione:

“Cosa perdi a fare il tempo con me? Io non posso provare emozioni. Mai ricambierò quello che tu provi per me. Ci sono tanti ragazzi che sbavano per te e tu ti perdi dietro a un sogno?”

Lei non rispose. Si limitò semplicemente a guardarlo…occhi negli occhi…luce lei, ombra lui.

E un giorno che lei gli era stata più vicina del solito, sentì un moto prenderlo dalle viscere salire fino alla testa. Sentì le mani prudere e le parole gli uscirono da sole dalla bocca.

Amore – direte voi-? No…rabbia. Rabbia infinita. Rabbia perché non capiva. Non capiva come la ragazza potesse amarlo senza essere ricambiata. Rabbia…solo rabbia. Diede sfogo alle mani pruriginose, ruppe il sentimento contro tutto ciò che lo circondava, pianse lacrime vecchie di anni, vecchie di storie andate. Ruppe il silenzio dentro di sé con un fragoroso urlo.

Poi…più nulla. Silenzio in lui. Silenzio intorno. Tutto tornò come prima. Non riuscì più a provare un emozione in vita sua. Né curiosità, né dolore, né amore lo sfiorarono mai.

Solo rabbia riuscì a provare, in un lontano giorno d’autunno di secoli fa.

Solo rabbia…il più umano dei sentimenti.

giovedì 4 dicembre 2008

La pazzia di Orlando



L'impetuosa doglia entro rimase,
e volea tutta uscir con troppa fretta.
Così veggiàn restar l'acqua nel vase,
che largo il ventre e la bocca abbia stretta;
che nel voltar che si fa in su la base,
l'umor che vorria uscir, tanto s'affretta,
e ne l'angusta via tanto s'intrica,
ch'a goccia a goccia fuore esce a fatica.

domenica 23 novembre 2008

Notturna


La finestra  si spalanca

Un soffio di vento gelido invade la stanza e le mie ossa. La Luna calante illumina fiocamente gli appunti dimenticati sul tavolino.

“Ah…sei tu. Era un po’ che non tornavi a trovarmi”

Lei si siede sul letto dove io dormivo. Mi posa la sua mano evanescente sulla testa e lentamente fa filtrare le sue dita tra i miei capelli. Un brivido di non so bene cosa attraversa tutta la schiena. Pelle d’oca. Non è un brivido di freddo…o meglio, non solo di freddo.

Non sono nemmeno più stupito di vederla, bianca e bella, i biondi capelli selvaggi che si muovono nell’aria, il lungo vestito chiaro che svolazza attorno alle sue gambe, disegnandole fianchi da sogno…affascinante come poche cose al mondo ma non sempre gradita. Non sono nemmeno più stupito di vederla lì, sul mio letto che soffia sul cuore in riposo.

“Come mai sei qui”

“Lo sai benissimo. C’è qualcosa che ti turba, che non ti fa stare sereno.”

Ha ragione. Cazzo…non sono proprio sereno. Tante cose per la testa. Gli esami, le…

“No…non mentirmi. Sai che non sto parlando di queste cose. Questi non sono problemi.”

-Cazzo…avevo dimenticato sapesse leggermi nella mente…-

“E smetti di dire cazzo”

-Cazz…-

Lo so benissimo perché è lì…non serve fare finta di niente…non serve mentire.

Le dovrei parlare…

Ha ragione…altre sono le cose che mi passano in testa in questo momento…

Due sono le cose che mi passano per la testa in questo momento…

“Ma che devo fare???”

E in quel momento si alza dal letto. Fa un giretto nella stanza, sfoglia gli appunti dimenticati sul tavolino e sfiora un qualcosa che non riesco a scorgere a causa della poca fioca luce nella stanza.

E poi, in un attimo, se ne va. Così com’è venuta…in un soffio di vento. Lasciandomi però ancora con i brividi e col vento nelle ossa.

-Cos’avrà toccato sul mio tavolino…-

Una foto…una foto che mi hanno portato oggi…

La soluzione secondo lei…

giovedì 13 novembre 2008

Empatia


Escher. Un modo per darti altri compiti per casa e ringraziarti. Non è molto ma è quello che per ora posso darti. Accettalo per quel poco che è…
Quello che hai detto e fatto ieri l’ho sentito veramente. So che sembra retorica, ma veramente non riesco a trovare le parole per ringraziarti. Sai essermi vicina quando ne ho bisogno e sai cazziarmi quando è necessario. Provi a rispondermi per le rime quando io ti piglio in giro, pur sapendo che non potrai mai vincere contro di me. E sei addirittura disposta a “prestarmi le ali così ricordo come si fa a volare”…
Apprezzo veramente tanto tutto quello che fai per me.

Grazie

martedì 11 novembre 2008

Piacevolmente confuso


Sai, sono strani giorni. Giorni in cui mi chiedo, senza trovare una risposta, cosa succederà. Cosa sarà di quello che mi porto dentro. Di quello che vorrei dire e non oso dire…o forse non sono capace di dire. O più semplicemente credo di dover dire.

Sono strani giorni in cui mi sento piacevolmente confuso. Giorni ovattati. Giorni in cui il cielo ha qualche cosa di infernale. Giorni in cui credo di poter volare, ma poi mi rendo conto che devo restituire le ali prese in affitto. Breve estasi di un momento.

Sono strani giorni in cui sembra di essere caduto in un baratro senza fine. Giorni in cui troppo ho osato e le ali sciolto. E precipito roteando verso l’inevitabile suolo.

Sono strani giorni in cui tutto questo si mescola e si esprime. Giorni di altalena.

Sono strani giorni in cui vorrei tanto tornare a quei tempi, quando bastava un’altalena con le catene arrugginite per farti divertire. E gridare: “Più in alto, papà! Più in alto!”

Ora altra è l’altalena e altri sono i gridi che escono dalla bocca lacerata. E non so se voglio andare più su o scendere.

Sono strani giorni.

Proprio strani.

martedì 4 novembre 2008

Novembre


Cala Novembre e le inquietanti nebbie gravi coprono gli orti,
lungo i giardini consacrati al pianto si festeggiano i morti, si festeggiano i morti...
Cade la pioggia ed il tuo viso bagna di gocce di rugiada
te pure, un giorno, cambierà la sorte in fango della strada, in fango della strada...

Detta così sembra che Novembre sia un mese orrendo…una mese triste.
Dove la malinconia dell’andato si ripresenti come un’immagine nitida e viva nella nebbia che ti avvolge, dove il ricordo del caro defunto sia angoscia che ti prende da dentro e non te la lavi via nemmeno con l’acido muriatico.

Invece non è così. Novembre è un mese stupendo, dove ognuno di noi si confronta con i ricordi dei propri cari, un’occasione per rincontrarli e parlarci di nuovo, in modo più surreale e vero. Dove non abbiamo più bisogno di mentire o di fingere con il nostro interlocutore, che tanto non ne abbiamo bisogno…e se ne accorgerebbe…
Novembre è un modo per ricordare chi ci è stato vicino.

Novembre è luci, colori, sapori, odori unici.
Novembre sono i lampioni dei viali che si accendono già alle cinque del pomeriggio, e iniziano ad avvisarti che tra un po’ è Natale. È il preludio di una magia, ed è magia Novembre stesso.
Novembre è il giallo delle ultime foglie che cadono, il bianco della prima neve, il nero del cielo notturno, i colori rapidi ed evanescenti del fuoco nel camino.
Novembre è il sapore del vino nuovo e novello, accompagnato dalle castagne.
Novembre è l’odore di casa. Di quella casa dove sei nato e cresciuto. Del camino attorno a cui la sera, dopo cena, ti riunisci con i tuoi per cuocere e mangiare le castagne. Con le poltrone rivolte verso il fuoco, verso il caldo buono. Novembre sono gli scherzi tra fratelli, tra genitori, tra gente che si conosce da una vita e, pur non essendosi scelti, si ama.
Novembre per me vuol dire famiglia, amici, festa.

Questo è il mio Novembre, il mio mese.

giovedì 30 ottobre 2008

Invettiva


Premessa

Finalmente il mio periodo di mutismo volontario è finito. Ed ora dirò tutto quello che ho trattenuto dentro in questo mese di protesta e sconvolgimenti. La mia invettiva sarà talmente ampia da poterla definire smisurata, ed è talmente smisurata che rimarrà sicuramente inascoltata. Inizierò spiegando un termine che ultimamente tutti usiamo ma che magari non tutti sanno di preciso cosa voglia dire. E cercherò di farlo nel modo più semplice possibile.

Capitolo 1: Un Decreto legge (d.l.)

Un decreto legge è un atto con forza di legge che può essere adottato dal Governo “in casi straordinari di necessità ed urgenza” (Costituzione italiana, art. 77).
In pratica il decreto legge serve per delegittimare il Parlamento del proprio potere legislativo, anche se per un periodo limitato (60 gg.). Il d.l. entra in vigore immediatamente, il giorno stesso della sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Tuttavia, se non viene convertito in legge dal Parlamento entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione, decade retroattivamente (ex tunc): è come se non fosse mai esistito. Ma le Camere possono con legge, regolare i rapporti giuridici sorti sulla base del decreto non convertito (c.d. legge di sanatoria).
A tal fine, il governo, il giorno stesso dell'adozione, deve presentare il d.l. alle Camere per la conversione in legge, che avviene con la presentazione di un disegno di legge di iniziativa governativa (come tale va autorizzato dal Presidente della Repubblica). La sussitenza dei presupposti (casi straordinari di necessità ed urgenza) è rimessa alla valutazione discrezionale dallo stesso Governo, che peraltro ne assume la responsabilità. Tuttavia la Corte Costituzionale ammette la possibilità di dichiarare l'illegittimità costituzionale dei d.l. adottati in evidente carenza dei presupposti medesimi.
In poche parole…l’unica speranza di veder decadere un d.l. è la Corte Costituzionale.

Capitolo 2: IL Decreto legge

Del d.l. 133 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”) si è detto praticamente tutto…
Quindi proverò a riassumerne i tratti principali in pochi punti. Innanzi tutto con questo d.l. ci sarà il blocco del così detto “turn over”; ovvero per 5 professori in Italia che andranno in pensione se ne assumerà uno soltanto. Questo non solo causerà la c
hiusura di alcuni corsi, ma impedirà anche di la possibilità di mantenere alta la qualità della didattica. E questo è solo l’inizio, in quanto impedirà il ricambio generazionale nell’insegnamento, precludendo a un’intera generazione la carriera universitaria, e causando di concerto l’aumento della precarietà.
Il nostro astutissimo Governo ha però trovato una soluzione direi geniale a questo problema: l’affidamento delle università pubbliche a fondazioni private. Questo cosa vuol dire? Vuol dire università private.
Detta così uno dice…embè??? Embè università privata significa ricerca privata, e quindi la limitazione della ricerca ai soli campi produttivi nell’immediato ed economicamente di rilievo. Quindi scomparirà la così detta “ricerca pura” senza la quale non avremmo molti degli strumenti diventati basilari per noi occidentali.
Un esempio? Einstein prese il nobel per i suoi studi sulla spiegazione dell’effetto fotoelettrico. Questo studio non ebbe riscontri pratici per decenni, ma è grazie a questo effetto che noi adesso abbiamo le moderne tecnologie (come ad esempio televisori, computer, ecc). Privatizzando le università non si fa altro che abolire la ricerca pura.
Università privata significa anche maggiori costi per le iscrizioni agli atenei, e quindi solo in pochi potranno permettersi di fare l’università… È da quando ho iniziato a scrivere questo post che mi sto trattenendo dallo scrivere la parola “classe”…ma è proprio quello che succederà…solo la “classe” più abbiente potrà permettersi di iscrivere i propri figli all’università. Facendo rimanere noi altri comuni mortali nell’ignoranza. Non basteranno più i sacrifici che i nostri genitori fanno per mantenerci…dovremmo dar via anche il culo!!! Come ha detto la Littizzetto qualche giorno fa: “Ricordate le 3 i della Moratti? Inglese, internet e impresa…adesso c’è la quarta: in culo!”
Il termine “privato” non vi ricorda niente? Se vi sforzate un attimo ricorderete sicuramente che qualche anno fa ci sono state proteste per motivi molto simili…gli incentivi da parte della stato alle scuole private e i tagli di fondi alla scuola pubblica. Con questo decreto hanno finito il lavoro di privatizzare l’istruzione italiana.
Questo fatto insieme ad altri molti accaduti negli ultimi tempi (tra cui le parole del nostro Capo del Governo che in un intervista definì il Consiglio dei Ministri come un Consiglio di amministrazione) mi fanno sempre più pensare che stanno trasformando lo Stato-Italia nell’Azienda-Italia.

Ricordiamoci però che lo Stato siamo noi!!!

Capitolo 3: Napolitano, Cossiga e altri racconti

Le scuole e le università di tutta Italia sono occupate, la protesta scende nelle piazze e nelle strade. Ci sono reazioni diverse (come è normale che sia) per quello che sta succedendo. Ecco secondo me 2 esempi di interventi sbagliati.
Il primo è quello di Napolitano…è la prima volta che mi trovo a dire cose contro il nostro Presidente della Repubblica. In un’intervista ha detto che lui non può schierarsi né dalla parte del governo né dalla parte degli studenti. E secondo me questo è sbagliato. Lui dovrebbe schierarsi, dovrebbe dire chi sta sbagliando e chi no. Ci sono due blocchi nettamente contrapposti: da una parte un governo che vuole promulgare una legge e dall’altra una buona parte della popolazione che non la vuole questa legge. Dico buona parte perché non so le cifre esatte del movimento di protesta (e penso che nessuno le saprà mai…). Ciò che è certo è che questa riforma è riuscita ad unire contro il Governo studenti, genitori, insegnanti, presidi e rettori…il che non è male…ma secondo il governo siamo solo una minoranza da scacciare dalle aule con la forza…
Il secondo è quello di Cossiga, ex presidente della repubblica e senatore a vita. Ho letto una sua intervista che è praticamente impossibile da sintetizzare…si perderebbe tutto il senso e il gusto delle parole esatte dette da lui. Quindi vi riporto l’intervista (in corsivo l’intervistatore e virgolettato Cossiga).

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende, se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l’Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c’è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».

Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...

«Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no?

«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».

Quale incendio?

«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.

E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E` dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...

«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all’inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

E non c’è bisogno di commento…

Premessa al capitolo 4

Prima di iniziare questo capitolo c’è bisogno di una premessa.
Questo capitolo è una critica di quello che ha scritto e detto Matteo (mi hai chiesto tu la mia opinione Mattè). Non farei mai una critica a lui se non gli volessi bene…quindi Mattè…prendila nel verso migliore.

Mattè
Ti voglio bè.

Capitolo 4: Roccarinica

Tu hai detto che manifestare è sciocco e inutile. Che se si trova una legge ingiusta semplicemente non la si rispetta. Ma secondo me questa è una visione al quanto infantile del diritto e del dovere di un cittadino. Non rispettando la legge applichi una sorta di protesta silente…è vero. Ma essendo silente non verrà mai e poi mai ascoltata. Non dico che alzando la voce verremo ascoltati, ma che ci sono maggiori probabilità. Come si dice…se non ci si prova, le probabilità scendono a 0.
E poi su questa legge non c’è la possibilità di non rispettarla…semplicemente la subiremo, in quanto non è una legge per noi comuni cittadini, ma una riforma del sistema scolastico…
In secondo luogo tu mi hai definito un “comunista felice in quanto non pensa ma segue i dettami dall’alto”. Da come ti ho risposto l’altra volta (“Mattè…ma vaffanculo!”) avrai sicuramente capito che me la sono presa un pochino. Ora…immagino che tu stessi scherzando (dato che mi hai inserito a metà del discorso e che la prima parte non l’ho potuta ascoltare visto che ero in doccia), ma ci sono cose che danno molto fastidio…quindi ti invito a pesare meglio le parole, soprattutto con persone che conosci, ma non conosci così a fondo da sapere come la pensa su certi argomenti…
Infine veniamo al commento al tuo post contro Che Guevara e pro Garibaldi.

Tu hai definito Che Guevara “Un vigliacco che usava altre persone.” L’hai definito più volte assassino. Però ammiri Garibaldi. Lui invece ha fatto l’Italia con la penna?
Forse che Garibaldi ha riunito i vari capi di stato e gli ha detto: “Signori, uniamoci e facciamo l’Italia”? Non mi pare…mi pare abbia detto: ”Qui si fa l’Italia o si muore”
Si muore…capito?
Mi pare che anche lui abbia riunito attorno a se dei soldati per unire l’Italia…aspetta…com’è che si chiamava…ah sì…la “Spedizione dei mille”…non si chiamava di certo la “spedizione delle cartoline”…

Quindi…il mio ragionamento non è del tipo “hai torto” o “hai ragione”…il mio ragionamento serve per farti capire che come odi Che Guevara, dovresti odiare Garibaldi…ah certo…Garibaldi ha fatto l’Italia…gran capolavoro!!!
Dovresti odiare non solo Garibaldi, ma anche tutti i patrioti internazionali…inizio l’elenco?
Ma sì: Zapata, Pancho Villa, Sub-comandante Marcos, la resistenza spagnola contro Franco, i partigiani italiani, Simòn Bolivar, le varie rivoluzioni (perché come disse Mao: “La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria,non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La rivoluzione è un atto di violenza”), compresa quella americana e di conseguenza Washington. E la finisco qui per non allungare troppo il discorso.
Il succo è: secondo il tuo ragionamento tutti i patrioti sono assassini…e come tali vanno schifati. Garibaldi no…Garibaldi è diverso perché ha fatto l’Italia.

Io in questo post non sto denigrando Garibaldi…lungi da me!!! Sto solo cercando di farti capire che ogni tanto ti contraddici, secondo il mio modesto punto di vista.

Epilogo

Come epilogo ho pensato di mettervi un testo di Battiato: “Povera patria”

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene
quello che fanno; e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Si può sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.