martedì 24 febbraio 2009

La Maschera




Sta finendo il carnevale, e anche io come tanti svesto i panni consunti del giorno. Tediato ripropongo uguali gli stessi gesti di sempre. Prima la maglia. Leggermente piegata la adagio sullo schienale della sedia. I pantaloni. Gettati con noncuranza sopra la maglia, con tutte le monete dimenticate nelle tasche che rotolano fuori e in giro per la stanza in cerca di libertà. Ignorando che la libertà dura l'arco di una notte. I calzini. Rovesciati e riposti nella fossa comune insieme ai loro simili. Già in decomposizione.
Infine lei. La maschera. Lievemente tiro l'elastico da dietro la nuca. Inizio a sentire un filo d'aria penetrare nel lieve pertugio creato da questo semplice e lieve movimento. Finalmente inizio a respirare. Con la mano destra sollevo il bordo sotto il mento e in un momento infinito la sfilo. Ad occhi chiusi penso. Finché non sento l'elastico rilasciato...stack!
La rivolgo verso di me e mi guardo guardarmi. Sollevo l'angolo destro della bocca ed emetto uno sbuffo dalle narici...un impulsivo gesto di risolino malinconico. E sento il movimento d'aria carezzare sensuale e prepotente le mie guance. La guardo guardarmi. I suoi occhi vuoti mi impressionano. Provo quasi paura al cospetto di me stesso. Ma ne sono affascinato e attratto.
Adagio, piano piano, la ripongo sulla scrivania. In piedi. Rivolto verso il mio letto, con il suo sguardo vuoto a sorvegliarmi.
Sdraiato sul fianco la guardo...mi guardo. E mi incute timore. Non sono tranquillo sapendola lì, che mi osserva beffarda con i suoi occhi assenti. Con la sua espressione sempre uguale. Con quel pallore inquietante che si ha quando ci si sente scomparire nel nulla.
Mi metto a sedere sul letto e la fisso, quasi con intento di sfida. Niente cambia. La stessa espressione. Lo stesso pallore. Esco dal letto e la scaravento con quanta forza ho verso il suolo. Ma lei adagio, piano piano, fluttua nell'aria e lievemente si posa a terra. Con lo sguardo fisso nei miei occhi...mi sfida.
Rassegnato torno a letto, promettendomi di non indossarla più.


Inizia un nuovo giorno, e anche io come tanti vesto i panni freschi della notte. Assonnato ripropongo uguali gli stessi gesti di sempre. Prima i calzini. Pescati a caso nella lotteria del cassetto. Poi i pantaloni. Presi con attenzione dallo schienale della sedia per non far cadere la maglia. Poi la maglia. Spiegata con furia. Ah...le monete. Ricatturate e infilate in tasca.
Infine lei. La maschera.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

chiedo scusa per la mia assenza...e per il layout usato in questo post...appena riavrò il mio pc uniformerò tutti i caratteri dei vari post...
a presto (spero)

livio15 ha detto...

Ti Adoro quando scrivi queste cose!!! Torna Presto! un saluto