venerdì 5 dicembre 2008

Eremospato


Nacque in quei giorni un bambino. Sano, robusto. Ma una cosa in particolare colpì tutti al momento della sua nascita. Quando il medico lo indusse a respirare, non pianse…ma emise un breve, rapido sospiro.

Subito questo fatto fu preso con preoccupazione dai genitori, ma i medici li rassicurarono dicendo che era tutto in ordine, dagli esami risulta che il bambino è sano.

Lo chiamarono Eremospato.

Eremospato cresceva sano e forte, come tutti i bambini neonati. Ma la madre notò subito un fatto particolare. Non piangeva mai. Mai. In nessun caso.

Passarono gli anni e Eremospato divenne un ragazzo che non aveva mai provato una emozione. Non ci riusciva. Era vuoto. Né amore, né dolore, né curiosità lo sfiorarono mai.

Capitò in quei tempi che per una strana legge i ragazzi dell’età di Eremospato dovessero frequentare un istituto di cultura che all’epoca chiamavano scuola. E Eremospato non ne fu esente.

Crebbe e crebbe in cultura e salute finchè non successe un qualcosa che scostò leggermente la sua abulica vita dalla retta prevista.

Aveva oramai raggiunto la maggiore età che una ragazza si prese una cotta per il nostro Eremospato. Lui non né fu colpito…gli scivolò addosso come tutto in quella sua vita priva di emozioni. Era una pietra di fiume. La ragazza vedeva che c’era qualcosa che non andava. Che lui era strano. E fu forse per questo che lei si innamorò ancora di più di lui. Un giorno lui le disse, senza intonazione:

“Cosa perdi a fare il tempo con me? Io non posso provare emozioni. Mai ricambierò quello che tu provi per me. Ci sono tanti ragazzi che sbavano per te e tu ti perdi dietro a un sogno?”

Lei non rispose. Si limitò semplicemente a guardarlo…occhi negli occhi…luce lei, ombra lui.

E un giorno che lei gli era stata più vicina del solito, sentì un moto prenderlo dalle viscere salire fino alla testa. Sentì le mani prudere e le parole gli uscirono da sole dalla bocca.

Amore – direte voi-? No…rabbia. Rabbia infinita. Rabbia perché non capiva. Non capiva come la ragazza potesse amarlo senza essere ricambiata. Rabbia…solo rabbia. Diede sfogo alle mani pruriginose, ruppe il sentimento contro tutto ciò che lo circondava, pianse lacrime vecchie di anni, vecchie di storie andate. Ruppe il silenzio dentro di sé con un fragoroso urlo.

Poi…più nulla. Silenzio in lui. Silenzio intorno. Tutto tornò come prima. Non riuscì più a provare un emozione in vita sua. Né curiosità, né dolore, né amore lo sfiorarono mai.

Solo rabbia riuscì a provare, in un lontano giorno d’autunno di secoli fa.

Solo rabbia…il più umano dei sentimenti.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

scritto ieri
consulenza grafica di andrea maria perroni

livio15 ha detto...

è Molto interessante questo racconto

Anonimo ha detto...

ivoooooooooooooo :P

Anonimo ha detto...

ivo aggiorna!!

livio15 ha detto...

Ivo? sei vivo?

Anonimo ha detto...

ciao a tutti...ovvero...ciao panty e livio
avete ragione...non aggiorno da una vita...
e i motivi sono 3:
- non ho molto tempo...ho un ritmo di 2 esami al mese...
- non ho molta voglia...
- ho il pc morto e sto cercando di resuscitarlo...

cmq prometto che aggiornerò il blog appena avrò un pò di tempo...

ci sentiamo presto (spero)
anche su fb...
tutto dipende da quanto tempo impiegherò a resuscitare il computer...
ciao ciao

livio15 ha detto...

Ciao Ivo, ti attendiamo, ci mancano molto i tuoi racconti.