venerdì 23 maggio 2008

Nostra Signora dell'Ipocrisia


23 maggio 1992.
Sull’autostrada che da Messina porta a Palermo corre un auto blu, con a bordo il giudice Falcone, la moglie e la sua scorta. Tutto bene. Quando all’improvviso all’altezza di Capaci…un lampo…un rombo…una bomba che esplode…e la fine di vite che lottavano per la giustizia.

23 maggio 2008
Durante la commemorazione a Palermo della strage di Capaci arriva un messaggio del nostro Presidente del consiglio il quale, rivolgendosi a Maria Falcone (sorella di Giovanni Falcone), dice: «Gentile Signora, la ricorrenza dell’eccidio di Capaci è un momento di memore riflessione sul sacrificio del giudice Giovanni Falcone, della signora Francesca e della scorta. L’importanza della lotta del giudice Falcone contro la mafia e la criminalità organizzata, per la riaffermazione dei valori fondanti della Costituzione, è testimoniata dal progetto di educazione alla legalità che la Fondazione (si riferisce alla Fondazione Giovani, di cui Maria Falcone è presidente) ha promosso nelle scuole per sensibilizzare i giovani su temi essenziali per la crescita della società civile italiana». «Esprimo, pertanto - conclude Berlusconi - anche a nome del governo, la grata solidarietà».
Che ironia. Questo è l’epilogo della storia italiana.

Ma ricordate come tutto iniziò? Non ricordate come è iniziata la favola? Allora…
C’era una volta, tanto tanto tempo fa (beh in fondo non è così tanto tempo fa…1992…) un giudice di nome Antonio Di Pietro. Questo giudice apri in quei tempi un inchiesta di corruzione a cui darà il nome di Mani pulite.
È una valanga. Per episodi di corruzione sono posti sotto inchiesta centinaia di politici, amministratori, imprenditori, i maggiori leader dei partiti, una decina di ex ministri della Repubblica, quattro ex presidenti del Consiglio. Il Parlamento è delegittimato da decine di avvisi di garanzia. L’intero sistema dei partiti è scosso. In un paio di anni il volto della politica italiana cambia completamente.
Nel frattempo in una regione lontana lontana (in Sicilia) un’organizzazione malavitosa è sotto agitazione. È in attesa della decisione della Corte di cassazione, che deve confermare o annullare la sentenza del maxiprocesso di Palermo. Con la conferma, sui 475 imputati portati a giudizio da Giovanni Falcone e dagli altri magistrati del primo pool antimafia di Palermo si sarebbe abbattuta una montagna di ergastoli capace di seppellire in carcere un paio di generazioni di mafiosi. Il 30 gennaio la condanna viene confermata. È la fine di un’epoca.
L’allora capo di Cosa nostra, Totò Riina, decide di tagliare i ponti con i vecchi alleati…e 40 giorni dopo (il 12 marzo 1992 a Mondello) decide di eliminare Salvo Lima, l’uomo che rappresenta Giulio Andreotti in Sicilia. Pochi mesi dopo (settembre) è il turno di Ignazio Salvo, andreottiano e uomo di Cosa nostra. Muore così la Cosa nostra della «prima repubblica», quella che aveva i suoi referenti nei notabili democristiani. Ha il battesimo del fuoco la nuova Cosa nostra, quella che comincia a trattare direttamente con lo Stato.
Nel frattempo al Nord moriva la «prima repubblica» dei partiti. Il 5 aprile 1992 le elezioni politiche sanciscono il tracollo dei partiti di governo e il trionfo della Lega di Umberto Bossi.
Al Sud, Riina prosegue la sua guerra: colpendo il nemico numero uno di Cosa nostra, Giovanni Falcone, l’uomo che negli anni Ottanta aveva dato l’avvio all’avventura che si era conclusa il 30 gennaio 1992 con la sentenza definitiva della Cassazione.
Il 23 maggio, a Capaci, mentre corre dall’aeroporto di Palermo verso la sua città, il magistrato, sua moglie e la scorta sono dilaniati da una carica d’esplosivo che fa saltare in aria l’autostrada. L’Italia è scossa come mai prima. La morte di Falcone è pianificata da Cosa nostra proprio nei giorni in cui il Parlamento, dopo le dimissioni di Francesco Cossiga, è riunito per scegliere il nuovo Presidente della Repubblica: così da impedire che alla più alta carica dello Stato sia eletto il candidato allora favorito, Andreotti, ormai pesantemente segnato dalle ombre dei suoi rapporti siciliani.
In questo periodo di confusione generale (saltando diversi avvenimenti per non tediarvi troppo), periodo teso ed incerto, molti soggetti, molti poteri devono aver avuto la tentazione d’inserirsi, per tentare di governarla. Massonerie, settori dei servizi segreti, uomini politici, settori imprenditoriali. A dar retta agli uomini di Cosa nostra la Fininvest era tra questi soggetti. I rapporti tra Cosa nostra e Fininvest duravano ormai già da diversi anni, fin dai tempi in cui lo “stalliere” Vittorio Mangano si era stabilito ad Arcore nella residenza di Silvio Berlusconi. Secondo quanto rivelò Cancemi (primo pentito di Cosa nostra) alle forze dell’ordine, la Fininvest elargiva periodicamente soldi a Cosa nostra, cifre attorno a 200 milioni annui, forse per proteggere le proprie antenne televisive in Sicilia. Ma tra il 1990 e il 1991, quando Cosa nostra decide di «cambiare pelle», Riina ordina a Cancemi di comunicare a Mangano che deve farsi da parte: di Berlusconi vuole occuparsi personalmente.
Cancemi esegue: «Incontrando a Vittorio Mangano ci dissi: (...) Vittorio, senti qua, tu mi devi fare una cortesia, senza che mi fai nessuna domanda, mi devi fare una cortesia: tu questi persone, Berlusconi, Dell’Utri, li devi lasciare stare, che Salvatore Riina se l’ha messo nelle mani lui, perché mi disse che è un bene per tutta Cosa nostra, quindi non mi fare altre domande, non mi dire niente. E il Vittorio Mangano con me, siccome lui lo sapeva che io lo volevo bene e lui mi voleva bene pure a me, si... diciamo, si è allargato un pochettino, nel senso... nel senso che mi disse: Ma Totuccio, io è una vita, tu lo sai, è una vita che io... ce l’ho nelle mani io, che ci sono vicino io, tu lo sai, ora tutto assieme io mi devo mettere da parte? E io: Vittorio, fammi questa cortesia, non mi fare altre domande, perché quando quello mi dice che è un bene per tutta Cosa nostra, io non ci posso dire niente».
Contemporaneamente la Fininvest era interessata a investire soldi nel centro storico di Palermo. Cancemi racconta: «Riina mi ha mandato a chiamare e mi disse che c’era la Fininvest, appunto di Berlusconi, Dell’Utri, che era interessata a comprare tutta la zona vecchia di Palermo. Ioc’ho detto: Va bene». E ancora: «Quindi, io vi posso dire queste cose che io ho vissuto direttamente; vi posso dire che il Riina Salvatore a me mi diceva che lui si incontrava, si... con queste persone. Questo, diciamo, quello che... quello che ho capito io e quello che ho vissuto io direttamente, che Riina, diciamo, aveva queste persone nelle mani (...).Lui parlava sempre di queste cose. ’Nfino un qualche quindici giorni prima di... che l’arrestassero. (...) L’obiettivi erano di fare, appunto, modificare delle leggi e di fare cambiare questa legge sui pentiti (...) C’erano altre cose pure di... il 41 bis. Insomma, si parlava di tutte queste cose, diciamo, che lui stava portando avanti. (...) Quando si andava nell’argomento di cambiare queste cose, queste regole, specialmente sui pentiti, sul 41 bis e tutte queste cose, lui tirava in mezzo queste persone, diceva: Noi queste persone li dobbiamo garantire, queste persone ci dobbiamo stare vicino, che questi sono quelli che a noi ci devono portare del bene».
Intanto Dell’Utri medita sulla fondazione di un nuovo partito…in realtà era già dagli anni ’80 che portava avanti il suo progetto. Scendere in politica per «evitare che una affermazione delle sinistre potesse portare prima a un ostracismo e poi a gravi difficoltà per il gruppo Berlusconi» (Ezio Cartotto, politico democristiano che a metà degli anni Ottanta teneva corsi di formazione per i manager di Publitalia).
Come tutti sanno il nuovo partito era Forza Italia, che uscirà allo scoperto solo nel 1994. Ma Dell’Utri era al lavoro già dalla primavera 1992, per vincere prima di tutto l’opposizione al progetto-partito interna alla Fininvest (tra gli oppositori Maurizio Costanzo, il quale subirà anche un attentato a Roma in via Fauro…attentato che causò 21 feriti).
Anche in Sicilia, negli stessi mesi, stanno cercando nuovi referenti politici. Maurizio Avola, uomo d’onore catanese, racconta che Riina nel 1992 intendeva «creare un nuovo partito politico» nel quale inserire uomini di Cosa nostra sconosciuti, puliti, pronti aportare direttamente gli interessi dell’organizzazione nelle istituzioni dello Stato. Riina aveva ipotizzato anche il nome: Cosa nuova. Ma si era subito reso conto che forse era preferibile puntare su qualcosa di più neutro, come Lega sud.
Tutto era pronto per l’operazione, tanto che Riina aveva chiesto a Santapaola di indicargli persone adatte all’impresa, cioè «uomini nuovi» da poter inserire nel movimento e lanciare verso una brillante carriera politica. Santapaola non si era tirato indietro. Il suo braccio destro, Aldo Ercolano, tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992 incontra Dell’Utri, stando a quel che raccontano i collaboratori di giustizia, in una località del messinese. Nel 1992 sono ben 34 i viaggi dei fratelli Marcello e Alberto Dell’Utri a Catania. All’incontro partecipa forse anche Santapaola in persona, per scambiare qualche idea sul futuro della politica italiana. «So che dell’Utri aveva amicizie a Palermo», racconta Avola, «e in quel periodo si parlava già del partito nuovo che stava a cuore a Totò Riina».
In quel periodo, spesso sottol’ala di ambienti massonici, in molte regioni nascono nuovi movimenti politici, tra cui: Sicilia libera e Lega meridionale. A una manifestazione della Lega meridionale è presente don Vito Ciancimino, l’ex sindaco di Palermo condannato per mafia. Sicilia libera è invece direttamente creata da uomini di Cosa nostra: la promuove Tullio Cannella, in stretto contatto con Leoluca Bagarella. Vi partecipano i fratelli Graviano e il costruttore palermitano Gianni Ienna. Ha come scopo dichiarato far diventare la Sicilia una nazione autonoma, nel quadro di una Italia federale. Si presenta anche alle elezioni nell’isola, senza grandi successi. Nel corso del ’93 Cosa nostra abbandona l’idea di entrare direttamente in politica. Nell’organizzazione circola la voce che i tempi duri stanno per finire, che sono stati trovati nuovi alleati. Nonostante gli arresti di Riina, Santapaola e Bagarella. L’unica “autorità” ancora libera alla fine del ’93 era Bernardo Provenzano.

Poi la storia sappiamo com’è andata. Il processo per mafia a carico di Berlusconi e Dell’Utri è caduto in prescrizione ed archiviato; nonostante la cattura del boss Provenzano la mafia è ancora attiva e viva all’interno dello stato; Silvio Berlusconi è Presidente del Consiglio…e manda messaggi di cordoglio verso uno dei giudici che nei primi anni ’90 lo indagò per i reati di corruzione e associazione mafiosa…questa è l’Italia…questa è l’Italia delle toghe rosse che ce l’hanno con quel santo martire che è Silvio Berlusconi e con il suo fido adepto Marcello Dell’Utri.

sabato 17 maggio 2008

Risotto + Il treno per il Darjeeling + Sogna, ragazzo, sogna

Parte prima/Risotto

Inizio in questo mio scrivere forse per la prima sapendo il finale, ma senza sapere il principio.
Oggi sono stato tutto il giorno al polo di viale Morgagni. Sveglia alle 6 e 50…era una vita che non mi svegliavo così presto…doccia di circa 45 minuti con intermezzo di crisi allergica…starnuti a più non posso…naturalmente nonostante la sveglia mattutina arrivo in ritardo all’esercitazione di statistica…ma anche la tipa che ci faceva fare sto laboratorio era in ritardo…notevole.
Che esame cazzata che è…ci fanno usare un programma di statistica per risolvere gli esercizi…in più all’esame è permesso portare libri, appunti e tutto ciò che vogliamo…basta scrivere in modo giusto i comandi del programma…poi il resto è fatto.
Poi è il turno delle benzodiazepine (che da qui in poi abbrevierò con BDZ), non nel senso che ne prendo…ma a lezione di neuropsicofarmacologia abbiamo parlato delle BDZ con accenni nel finale sui barbiturici…e con questo abbiamo finito l’argomento depressione.
Si va a mangiare finalmente…avevo una fame…mi sarei mangiato Matteo intero…e non c’avrei fatto avanzare manco le ossa…e in mensa ho mangiato il risotto più spettacolare che abbia mai assaggiato…cos’aveva di particolare? Beh…era un risotto agli asparagi, che odorava di salmone e non sapeva di niente…se non è spettacolo questo!!!
Poi si va a lezione di tecniche sperimentali applicate al sistema nervoso…ci vuole una laurea solo per il nome di sto corso...dopo un’oretta di lezione frontale sui nervi motori e sensoriali, si va a fare esperimenti sui neuroni di Giulio…gli davamo la scossa e registravamo le reazioni dei neuroni…o meglio…le scosse gliele dava il prof…e anche le registrazioni le faceva lui…anche perché non avrei mai osato toccare quel macchinario costosissimo progettato dagli ingegneri della McLaren.
A casa finalmente…breve riposino…lettura…finalmente ho finito di leggere il libro di Lorenz…l’avevo momentaneamente messo da parte per preparare l’esame…
Poi si cucina e si mangia…la pappa al pomodoro.

Parte seconda/Il treno per il Darjeeling

Che spettacolo di film…visto al cinema stasera.
Fotografia stupenda…a tratti oserei dire geniale...o meglio a me ha colpito molto…come poche hanno fatto…giusto Kubrick, Burton e pochi altri…
Anche la storia non è male…cercherò di riassumere la trama in poche righe…anche se non sarò mai all’altezza delle recensioni di Luigi…
Il film parte con un breve cortometraggio introduttivo, in cui in una stanza d’albergo a Parigi si rincontrano Jack (J. Schwartzman) e la sua ex (N. Portman…ah…quanto è gnocca). Lui è fuggito da lei, cerca di fare lo stronzo…e ci riesce benissimo…e in più ottiene ciò che vuole.
Il film vero e proprio inizia con un uomo d’affari (B. Murray) che corre per prendere i treno…il treno parte davanti ai suoi occhi e lui lo rincorre per cercare di prenderlo al volo…nel senso letterale del termine. Accanto a lui si vede un uomo che corre più veloce di lui…e riesce a prendere il treno…a differenza di lui. Subito dopo scopriamo che quest’uomo altri non è che Peter (A. Brody), il fratello di Jack, il quale dorme nello scompartimento a loro riservato. Arriva anche Francis (O. Wilson), l’altro fratello.
Qui inizia il loro viaggio spirituale, per ritrovare il loro essere fratelli e la loro madre…
Viaggio fatto di accidenti e comicità a tratti surreale…oltre che di momenti riflessivi, ma senza essere mai noioso…a mio avviso.
E non dico altro và…che rischio di svelare il finale…spero di avervi un minimo incuriosito…andatelo a vedere che merita…soprattutto se avete visto “I Tennembaum” e vi è piaciuto…stesso regista: Wes Anderson.

Parte terza/Sogna, ragazzo, sogna


Ultima parte per riportarvi il testo di questa canzone che non sentivo da tanto tempo e che ieri ho riscoperto in un cassetto impolverato della memoria. E la prima cosa che ho fatto dopo essermi ricordato il titolo è stata trovare il testo e il video su youtube…anche se non è un vero è proprio video…e poi l’ho ascoltata decine di volte…senza esagerazione…almeno 15 volte l’ho ascoltata…alcune di queste volte l’ho cantata…e per questo chiedo scusa all’autore (Roberto Vecchioni) per averla storpiata.
Prima di riportarvi il testo vi racconto questo simpatico aneddoto...oggi ho avuto l’idea di farla ascoltare ad Andrea per sapere che ne pensava…e a metà canzone mi accorgo che stava piangendo…è proprio un bravo ragazzo (come ho detto oggi a sua madre per telefono…ma dubito mi abbia sentito…). E mi ha maledetto più di una volta…vabbè…non posso dargli torto…è proprio una bella canzone…
A voi il testo


E ti diranno parole
rosse come il sangue, nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo,
che la ragione sta sempre col più forte;
io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti
che sanno parlare con il cielo.

Chiudi gli occhi, ragazzo,
e credi solo a quel che vedi dentro;
stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento;
copri l'amore, ragazzo,
ma non nasconderlo sotto il mantello;
a volte passa qualcuno,
a volte c'è qualcuno che deve vederlo.

Sogna, ragazzo, sogna
quando sale il vento nelle vie del cuore,
quando un uomo vive per le sue parole
o non vive più.

Sogna, ragazzo, sogna,
non lasciarlo solo contro questo mondo,
non lasciarlo andare, sogna fino in fondo,
fallo pure tu!

Sogna, ragazzo, sogna,
quando cade il vento ma non è finita,
quando muore un uomo per la stessa vita
che sognavi tu.

Sogna, ragazzo, sogna,
non cambiare un verso della tua canzone,
non lasciare un treno fermo alla stazione,
non fermarti tu!

Lasciali dire che al mondo
quelli come te perderanno sempre,
perchè hai già vinto, lo giuro,
e non ti possono fare più niente;
passa ogni tanto la mano
su un viso di donna, passaci le dita;
nessun regno è più grande
di questa piccola cosa che è la vita

E la vita è così forte
che attraversa i muri per farsi vedere
la vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare;
la vita è così grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo,
convinto ancora di vederlo fiorire.

Sogna, ragazzo, sogna,
quando lei si volta, quando lei non torna,
quando il solo passo che fermava il cuore
non lo senti più.

Sogna, ragazzo, sogna,
passeranno i giorni, passerà l'amore,
passeran le notti, finirà il dolore,
sarai sempre tu ...

Sogna, ragazzo, sogna,
piccolo ragazzo nella mia memoria,
tante volte tanti dentro questa storia:
non vi conto più.

Sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio sulla scrivania,
manca solo un verso a quella poesia,
puoi finirla tu…


Un’ultima cosa prima di augurarvi buonanotte.
Ieri sera, mentre la ascoltavo per l’ultima volta prima di andare a letto ho pensato…ma che bello che sarebbe donare queste parole ad una vita che nasce…magari a sangue del tuo sangue…
Buonanotte

p.s.: nella Parte prima volevo riportare delle riflessioni che mi è capitato di fare stamattina mentre andavo a lezione…ma in questo momento non le ricordo…sarà la vecchiaia che inesorabile inizia a farsi sentire…

mercoledì 14 maggio 2008

Inciucio!!!

E così il temuto inciucio sta avendo luogo. Berluconi tende la mano, Veltroni la annusa, Casini si avvicina timoroso. Unico ad abbaiare è Di Pietro…cosa che sinceramente non mi aspettavo.
Unico ad usare parole sensate e ad alzare un po’ la voce su certi temi è stato Antonio Di Pietro…mi ha veramente stupito…piacevolmente.
L’unico che ha alzato la voce quando gli altri lo coprivano…a proposito…bella democrazia dove uno non può dire ciò che pensa, dove quando un parlamentare parla gli altri cercano di coprirne la voce…che si abbia qualcosa da nascondere? Che non si accetti la verità? Che si abbia paura?
D’altronde, quando un animale ha paura tende ad attaccare il nemico. Che loro abbiano paura della verità?
Della censura fatta su Travaglio non parlo…dico solo che l’editto bulgaro tornerà a farsi sentire…uno dei punti principali del nuovo governo (e a quanto pare anche del fantomatico governo ombra) saranno la RAI e le riforme…la RAI??? Ma sì…finiamo di togliere le voci fuori dal coro, le poche pecore bianche rimaste. Democrazia…democrazia…come si fa a parlare di democrazia quando non si avrà più nemmeno la pluralità d'informazione e d’opinione?
E su questo punto, tiro di nuovo in ballo Di Pietro che, vistosi sopraffare dai cori ultras della tribuna del PdL (il partito), cerca di richiamare al proprio compito Fini (“Spetta a lei consentirmi di parlare”). Ma il nostro esimio neo-presidente della camera pensa bene di rispondere in questo modo:” Lei conosce bene quest'aula ed è naturale che possano esserci delle interruzioni: dipende da ciò che si dice”
Dipende da ciò che si dice?!?!?!?!?! Fortunatamente Di Pietro ha la risposta pronta:” Ha proprio ragione, presidente: dipende da quello che si dice. Qui non bisogna disturbare il manovratore...”.
A proposito di quello che ho scritto, vi riporto il testo di un monologo di Gaber intitolato “La democrazia”

Dopo anni di riflessione sulle molteplici possibilità che ha uno Stato di organizzarsi sono arrivato alla conclusione che la democrazia è il sistema più democratico che ci sia.
Dunque, c'è la democrazia, la dittatura… e basta. Solo due. Credevo di più.
La dittatura in Italia c'è stata e chi l'ha vista sa cos'è, gli altri si devono accontentare di aver visto solo la democrazia.
Io, da quando mi ricordo, sono sempre stato democratico, non per scelta, per nascita. Come uno che quando nasce è cattolico, apostolico, romano. Cattolico pazienza, apostolico non so cosa vuol dire, ma romano io?!...
D'altronde, diciamolo, come si fa oggi a non essere democratici? Sul vocabolario c'è scritto che "democrazia" significa "potere al popolo". Sì, ma in che senso potere al popolo? Come si fa? Questo sul vocabolario non c 'è scritto.
Però si sa che dal 1945, dopo il famoso ventennio, il popolo italiano ha acquistato finalmente il diritto al voto. È nata così la "Democrazia rappresentativa" che dopo alcune geniali modifiche fa sì che tu deleghi un partito che sceglie una coalizione che sceglie un candidato che tu non sai chi è, e che tu deleghi a rappresentarti per cinque anni, e che se lo incontri ti dice giustamente: "Lei non sa chi sono io!". Questo è il potere del popolo.
Ma non è solo questo. Ci sono delle forme ancora più partecipative. Il referendum, per esempio, è una pratica di "Democrazia diretta"... non tanto pratica, attraverso la quale tutti possono esprimere il loro parere su tutto. Solo che se mia nonna deve decidere sulla Variante di Valico Barberino-Roncobilaccio, ha effettivamente qualche difficoltà. Anche perché è di Venezia. Per fortuna deve dire solo "Sì" se vuol dire no, e "No" se vuol dire sì. In ogni caso ha il 50% di probabilità di azzeccarla. Ma il referendum ha più che altro un valore folkloristico perché dopo aver discusso a lungo sul significato politico dei risultati… tutto resta come prima e chi se ne frega.
Un'altra caratteristica fondamentale della democrazia è che si basa sul gioco delle maggioranze e delle minoranze. Se dalle urne viene fuori il 51 vinci, se viene fuori il 49 perdi.
Dipende tutto dai numeri. Come il gioco del Lotto.
Con la differenza che al gioco del Lotto, il popolo qualche volta vince, in democrazia... mai!
E se viene fuori il 50 e 50? Ecco, questa è una particolarità della nostra democrazia. Non c'è mai la governabilità.
È cominciato tutto nel 1948. Se si fanno bene i conti tra la Destra – DC, liberali, monarchici, missini… – e la Sinistra – comunisti, socialisti, socialdemocratici, ecc. – viene fuori un bel pareggio. Da allora è sempre stato così, per anni!
Eh no, adesso no, adesso è tutto diverso. Per forza: sono spariti alcuni partiti, c'è stato un mezzo terremoto, le formazioni politiche hanno cambiato nomi e leader. Adesso… adesso non c'è più il 50% a destra e il 50% a sinistra. C'è il 50% al centro-destra e il 50% al centro-sinistra. Oppure un 50 virgola talmente poco… che basta che uno abbia la diarrea che salta il governo.
Non c'è niente da fare. Sembra proprio che il popolo italiano non voglia essere governato. E ha ragione. Ha paura che se vincono troppo quelli di là, viene fuori una dittatura di Sinistra. Se vincono troppo quegli altri, viene fuori una dittatura di Destra. La dittatura di Centro invece... quella gli va bene.
Auguri!!!

Non riuscivo a trovare parole migliori…quindi ho deciso di postarvi questo testo del ’96…


“Tutto deve cambiare affinché niente cambi”

lunedì 12 maggio 2008

Lago (riassunto di una giornata)


Ma che bella giornata!

Sole, cibo, amici e lago…cosa ci volete di più???
Si è partiti in tarda mattinata in treno. Direzione: Borgo San Lorenzo. Eravamo io, Lella, Criccrina, Eli, Ale, Rillo e Andrea (ragazzo conosciuto ieri e quindi momentaneamente senza soprannome…).
Naturalmente abbiamo cercato di evitare per un giorno il discorso “Università”…riuscendoci alla grande.
Arrivati a Borgo troviamo Eli che ci aspetta con una macchina per andare alla sagra.
Che sagra? Quella del Tortello e della Ficattola…o come dice Lella “fica…tella” (nb: detta durante la lezione di primatologia…non pensando assolutamente al doppio senso, ma suscitando maggiormente l’ilarità di Rillo, e attirando l’attenzione del prof…).
Cazzo che buoni quei tortelli!!!e anche le ficattole…ah…risolviamo sto doppio senso…le ficattole sono tipo frittelline…
Si mangia, si beve, ci si sollazza (evitando i rutti e altre emissioni di gas con qualsivoglia orifizio).
Una volta mangiati prendiamo le macchine e ci dirigiamo al Bilancino, il lago di Barberino.
Fortunatamente faceva caldo e ci siamo sdraiati sull’erba…magicamente da un busta escono fuori cibo in forma patatosa, bevande in forma succosa e theiforme, e giochi in forma tavolosa e cartacea.
Si decide di giocare ad assassino…pessima scelta…3 giri, poi ci stufiamo…ma come faceva a piacerci da piccoli sto gioco???
Cambiamo gioco, và…e prendiamo tabù…maschi contro femmine (nb: 3 vs 4). E indovinate chi vince? Ma noi ragazzi, ovviamente. Dimostrando ancora di più la nostra superiorità contro il sesso femminile. Ah…la competizione intrasessuale…materia del mio prossimo esame…(oh…naturalmente ero ironico…sul fatto che i maschi sono superiori…non sono maschilista…ma mi piace punzecchiare…).
Si chiacchiera del più e del meno, ma improvvisamente scatta il discorso sessista…”voi maschi siete tutti uguali!”; “voi femmine siete troppo complicate”, ecc ecc…generalizzazioni a gogo!
Naturalmente io inizio a scherzarci su, ma Eli, Cri, Lella e Ale ci restano un po’ male e decidono di farmi tornare a casa a piedi…e li inizia il mio atteggiamento ruffiano…il giusto per ricomprarle e meritarmi l’appellativo (datomi da Rillo) di “falso come una carta da 7 euro”!
Ma qui scatta la difesa da parte delle ragazze…ah le donne, se non ci fossero bisognerebbe gonfiarle (tanto per citare di nuovo il Mago Forest)!
Distrutti dalla giornata al lago, riprendiamo il treno per Firenze…casa, letto, sonno.



Ora veniamo al sondaggio.
Il campo non ha ancora emesso il suo verdetto…e a quanto pare anche voi avete le idee un po’ confuse.
3 voti per Roma, Panarea e Matteo Roccarina. Ma abbiamo delle sorprese. Pare che Matteo Roccarina abbia barato in questo sondaggio, e quindi verrà squalificato per doping amministrativo; il Panarea non può vincere perché così si è deciso nelle alte sfere; Roma…beh…niente da dire.
2 voti per Maurizio Mosca, vincitore morale del torneo. Nessuno lo dava tra i favoriti, ma ha saputo stupire, come sempre, con le sue bombe.
1 voto per Inter, Teramo, PdL (il partito). Beh…che dire…il PdL aveva altro a cui pensare…Teramo non aveva speranze fin dall’inizio…e l’Inter…eeeehhhhhhhhh (da leggersi come un sospirone)…l’Inter è l’Inter…non so che dire…so solo che se dovesse perdere il campionato, io mi divertirò come un matto a prendere per il culo e a mettere il braccio nella piaga a tutti i miei parenti (occhio a non fare il contrario!!!)…unico juventino (ormai ex) in una tana di serpi…
0 voti per Juve, Cagliari e chi se ne frega…
Mi spiace che il Cagliari non abbia preso voti…Cagliari che è riuscita nell’impresa di battere Fiorentina e Udinese…e si è salvata…senza nemmeno Suazo!!! Grandi…

martedì 6 maggio 2008

Urca urca tirulero oggi spende il sol

Sono giorni che ho in mente ste 2 canzoni e non riesco a togliermele dalla testa!!!
Quindi ho deciso di scriverle sul blog…
La prima è una canzoncina messicana…nello specifico riporto il testo della versione cantata da De Andrè…il quale riprende (credo) la versione dei Los Lobos…si tratta di “Cielito lindo”
La seconda invece è di De Andrè stesso: “Coda di lupo”…e non dico altro
A voi i testi e
a presto


De la Sierra Morena
Cielito lindo, vienen bajando
Un par de ojitos negros
Cielito lindo, de contrabando

Ay, ay, ay, ay
Canta y no llores
Porque cantando se alegran
Cielito lindo, los corazones

Ese lunar que tienes
Cielito lindo, junto a la boca
No se lo des a nadie
Cielito lindo que a mi me toca

Ay, ay, ay, ay
Canta y no llores
Porque cantando se alegran
Cielito lindo, los corazones


Quando ero piccolo m'innamoravo di tutto correvo dietro ai cani
e da marzo a febbraio mio nonno vegliava
sulla corrente di cavalli e di buoi
sui fatti miei sui fatti tuoi
e al dio degli inglesi non credere mai.

E quando avevo duecento lune e forse qualcuna è di troppo
rubai il primo cavallo e mi fecero uomo
cambiai il mio nome in "Coda di lupo"
cambiai il mio pony con un cavallo muto
e al loro dio perdente non credere mai

E
fu nella notte della lunga stella con la coda
che trovammo mio nonno crocifisso sulla chiesa
crocifisso con forchette che si usano a cena
era sporco e pulito di sangue e di crema
e al loro dio goloso non credere mai.

E forse avevo diciott'anni e non puzzavo più di serpente
possedevo una spranga un cappello e una fionda
e una notte di gala con un sasso a punta
uccisi uno smoking e glielo rubai
e al dio della scala non credere mai.

Poi tornammo in Brianza per l'apertura della caccia al bisonte
ci fecero l'esame dell'alito e delle urine
ci spiegò il meccanismo un poeta andaluso
- Per la caccia al bisonte - disse - Il numero è chiuso.
E a un dio a lieto fine non credere mai.

Ed ero già vecchio quando vicino a Roma a Little Big Horn
capelli corti generale ci parlò all'università
dei fratelli tutte blu che seppellirono le asce
ma non fumammo con lui non era venuto in pace
e a un dio fatti il culo non credere mai.

E adesso che ho bruciato venti figli sul mio letto di sposo
che ho scaricato la mia rabbia in un teatro di posa
che ho imparato a pescare con le bombe a mano
che mi hanno scolpito in lacrime sull'arco di Traiano
con un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia
ma colpisco un po' a casaccio perché non ho più memoria
e a un dio senza fiato non credere mai.

sabato 3 maggio 2008

Nostalgia




E così volete un nuovo post?
Io non volevo scriverlo…perchè sapevo che sarebbe uscito malinconico…ma vi accontento.
Vi parlo un po’ di come mi sento in questi giorni.

Provo una grandissima nostalgia per la mia città. Che? Teramo?!?!? No no, non Teramo. Sto parlando della città che mi ha adottato, che ho adottato, che ho scelto. Parlo di Bologna.
Alcuni mi hanno preso per scemo quando ho detto per la prima volta che Bologna era ormai diventata la mia città…che Teramo mi aveva dato i natali, ma non la sentivo più la mia città…forse lo farete anche voi…

Teramo la vedo oramai come una città per rilassarmi, stare tranquillo in famiglia, rivedere i miei genitori, i miei nonni, il parentame tutto…e i pochi amici che mi sono rimasti (pochi ma buoni).
Ecco il motivo fondamentale per cui non sento più Teramo come la mia città. Ho perso molti dei miei amici…ho perso il mio migliore amico…ma questa è un’altra storia…
Bologna è la mia città…a Bologna ho i miei amici. È vero…li conosco da pochi anni…ma non mi hanno mai deluso. O perlomeno non come ha fatto il mio migliore amico che conosco da 22 anni…e ridai…ci sono cascato di nuovo…ferita ancora aperta.

Mi manca Bologna. Mi manca la vita che facevo lì (non che fosse molto diversa da quella che faccio qui a Firenze), mi manca l’uscire da solo per la città, tanto so dove trovare gli altri…mi mancano i momenti di studio collettivo al BES, le cazzate che facevamo, gli esami che preparavo insieme ai miei amici…ah…quanti amici ho lasciato per seguire il mio desiderio di diventare etologo (o biologo del comportamento…se proprio vogliamo essere pignoli)…che poi lo diventerò mai? Mah…non pensiamoci per ora…non voglio fasciarmi la testa prima di essermela rotta.
E se avessi fatto male? E se la decisione giusta fosse stata quella di rimanere a Bologna e fare biodiversità ed evoluzione e così restare nella mia città, con i miei amici?
Domanda inutile…anzi, senza senso…in questo campo non esistono decisioni giuste o sbagliate. Certo…c’è chi dice che ingannevole è il cuore sopra ogni cosa…ma c’è chi dice anche di ascoltare il cuore, perché esso conosce tutte le cose.
Io ho seguito il sogno (e quindi il cuore), forse la via più difficile. Ho provato ad ascoltare ciò che mi diceva il cuore, ma era scisso esattamente a metà…la parte sinistra mi diceva di restare, la parte destra di partire.
E poi…il mio cuore ha sbagliato tante volte…farei meglio ad ascoltare le mie ascelle la prossima volta.

Bologna. Parte del mio cuore è ancora lì…no…non per il motivo che pensate…ma perché amo profondamente quella città…da sempre…dalla prima volta che ci sono stato, alla laurea di mio cugino. Maggio 2003 (o 2002? Non ricordo in questo momento…)
Ricordo che preso dall’euforia, dalla passione per Bologna, stavo per essere investito in via Rizzoli…la credevo una strada pedonale…solo poi mi sono reso conto che è la via più trafficata di Bologna.
Folle. Ho lasciato la città che amo per seguire un sogno…ho lasciato cose e persone tra le più care che ho.
Presuntuoso. Mi dicevo: “L’ho fatto una volta. Posso farlo ancora. Sono salito a Bologna da solo, trasferirmi a Firenze non sarà poi tanto diverso.”
Non ricordo di avere avuto una tale nostalgia quando mi sono trasferito a Bologna nel 2004. La cosa che mi mancava di più dello stare a Bologna nei primi tempi era il panorama. Ho sempre avuto l’abitudine di affacciarmi al balcone (sala, cucina, camera…era uguale) e guardare le montagne e le colline che circondano Teramo…soprattutto il Gran Sasso (ah…il Gran Sasso…la mia montagna…il mio primo amore), e invece a Bologna mi affacciavo alla finestra (affacciavo…guardavo dalla finestra…dato che era impossibile affacciarsi per colpa delle sbarre alle finestre…ed ero al piano terra) e vedevo il muro delle case di fronte…Ma questa fase fu superata in breve tempo…anche grazie alle foto della mia montagna appiccicate nella mia camera.
Certo…le foto non sono la stessa cosa…ma la loro vista mi faceva stare meglio.
Ma la mia casetta bolognese aveva altri vantaggi…ricordava proprio una casetta di montagna…bisognerebbe vederla per capire…

Bologna. Il vecchio Nettuno canuto, le torri, San Petronio (che secondo me è donna…la chiesa intendo…non il santo…ma l’unica persona a cui ho rivelato questo pensiero forse delirante mi ha riso in faccia), piazza Verdi, le sette chiese, il BES, i Margherita, il giardino botanico, gli aperitivi dai vecchi…che nostalgia…
Per carità…non fraintendetemi…Firenze mi piace tantissimo…ma provo ancora nostalgia per Bologna…tanta.

Via Turati, 135…il mio indirizzo…la mia casa…anzi…ex casa.
Ogni volta che torno a Bologna mi sorprendo a chiamarla casa mia…so che non lo è più…ma lo è stata per 3 anni e mezzo…dal 20 settembre 2004 al 26 gennaio 2008…giorno in cui ho radunato tutte le mie cose e sono venuto a Firenze. Forse è stato meglio che Albe dormiva mentre caricavo la macchina.
In fondo…sono un sentimentale…
A farmi tornare ancora di più questa nostalgia è stato il campo da cambusiere che ho fatto durante il ponte del 25 aprile. E mi ha fatto tornare anche la nostalgia per lo scoutismo…tanto che ho quasi deciso di rientrare in Co.Ca. l’anno prossimo.
Bologna. Mi manca Bologna. Mi mancano gli amici che ho lì. Che nostalgia.
Beh…adesso basta con la nostalgia…mi sono sfogato…il post ha fatto il suo dovere…e quindi…
A presto