domenica 23 novembre 2008

Notturna


La finestra  si spalanca

Un soffio di vento gelido invade la stanza e le mie ossa. La Luna calante illumina fiocamente gli appunti dimenticati sul tavolino.

“Ah…sei tu. Era un po’ che non tornavi a trovarmi”

Lei si siede sul letto dove io dormivo. Mi posa la sua mano evanescente sulla testa e lentamente fa filtrare le sue dita tra i miei capelli. Un brivido di non so bene cosa attraversa tutta la schiena. Pelle d’oca. Non è un brivido di freddo…o meglio, non solo di freddo.

Non sono nemmeno più stupito di vederla, bianca e bella, i biondi capelli selvaggi che si muovono nell’aria, il lungo vestito chiaro che svolazza attorno alle sue gambe, disegnandole fianchi da sogno…affascinante come poche cose al mondo ma non sempre gradita. Non sono nemmeno più stupito di vederla lì, sul mio letto che soffia sul cuore in riposo.

“Come mai sei qui”

“Lo sai benissimo. C’è qualcosa che ti turba, che non ti fa stare sereno.”

Ha ragione. Cazzo…non sono proprio sereno. Tante cose per la testa. Gli esami, le…

“No…non mentirmi. Sai che non sto parlando di queste cose. Questi non sono problemi.”

-Cazzo…avevo dimenticato sapesse leggermi nella mente…-

“E smetti di dire cazzo”

-Cazz…-

Lo so benissimo perché è lì…non serve fare finta di niente…non serve mentire.

Le dovrei parlare…

Ha ragione…altre sono le cose che mi passano in testa in questo momento…

Due sono le cose che mi passano per la testa in questo momento…

“Ma che devo fare???”

E in quel momento si alza dal letto. Fa un giretto nella stanza, sfoglia gli appunti dimenticati sul tavolino e sfiora un qualcosa che non riesco a scorgere a causa della poca fioca luce nella stanza.

E poi, in un attimo, se ne va. Così com’è venuta…in un soffio di vento. Lasciandomi però ancora con i brividi e col vento nelle ossa.

-Cos’avrà toccato sul mio tavolino…-

Una foto…una foto che mi hanno portato oggi…

La soluzione secondo lei…

giovedì 13 novembre 2008

Empatia


Escher. Un modo per darti altri compiti per casa e ringraziarti. Non è molto ma è quello che per ora posso darti. Accettalo per quel poco che è…
Quello che hai detto e fatto ieri l’ho sentito veramente. So che sembra retorica, ma veramente non riesco a trovare le parole per ringraziarti. Sai essermi vicina quando ne ho bisogno e sai cazziarmi quando è necessario. Provi a rispondermi per le rime quando io ti piglio in giro, pur sapendo che non potrai mai vincere contro di me. E sei addirittura disposta a “prestarmi le ali così ricordo come si fa a volare”…
Apprezzo veramente tanto tutto quello che fai per me.

Grazie

martedì 11 novembre 2008

Piacevolmente confuso


Sai, sono strani giorni. Giorni in cui mi chiedo, senza trovare una risposta, cosa succederà. Cosa sarà di quello che mi porto dentro. Di quello che vorrei dire e non oso dire…o forse non sono capace di dire. O più semplicemente credo di dover dire.

Sono strani giorni in cui mi sento piacevolmente confuso. Giorni ovattati. Giorni in cui il cielo ha qualche cosa di infernale. Giorni in cui credo di poter volare, ma poi mi rendo conto che devo restituire le ali prese in affitto. Breve estasi di un momento.

Sono strani giorni in cui sembra di essere caduto in un baratro senza fine. Giorni in cui troppo ho osato e le ali sciolto. E precipito roteando verso l’inevitabile suolo.

Sono strani giorni in cui tutto questo si mescola e si esprime. Giorni di altalena.

Sono strani giorni in cui vorrei tanto tornare a quei tempi, quando bastava un’altalena con le catene arrugginite per farti divertire. E gridare: “Più in alto, papà! Più in alto!”

Ora altra è l’altalena e altri sono i gridi che escono dalla bocca lacerata. E non so se voglio andare più su o scendere.

Sono strani giorni.

Proprio strani.

martedì 4 novembre 2008

Novembre


Cala Novembre e le inquietanti nebbie gravi coprono gli orti,
lungo i giardini consacrati al pianto si festeggiano i morti, si festeggiano i morti...
Cade la pioggia ed il tuo viso bagna di gocce di rugiada
te pure, un giorno, cambierà la sorte in fango della strada, in fango della strada...

Detta così sembra che Novembre sia un mese orrendo…una mese triste.
Dove la malinconia dell’andato si ripresenti come un’immagine nitida e viva nella nebbia che ti avvolge, dove il ricordo del caro defunto sia angoscia che ti prende da dentro e non te la lavi via nemmeno con l’acido muriatico.

Invece non è così. Novembre è un mese stupendo, dove ognuno di noi si confronta con i ricordi dei propri cari, un’occasione per rincontrarli e parlarci di nuovo, in modo più surreale e vero. Dove non abbiamo più bisogno di mentire o di fingere con il nostro interlocutore, che tanto non ne abbiamo bisogno…e se ne accorgerebbe…
Novembre è un modo per ricordare chi ci è stato vicino.

Novembre è luci, colori, sapori, odori unici.
Novembre sono i lampioni dei viali che si accendono già alle cinque del pomeriggio, e iniziano ad avvisarti che tra un po’ è Natale. È il preludio di una magia, ed è magia Novembre stesso.
Novembre è il giallo delle ultime foglie che cadono, il bianco della prima neve, il nero del cielo notturno, i colori rapidi ed evanescenti del fuoco nel camino.
Novembre è il sapore del vino nuovo e novello, accompagnato dalle castagne.
Novembre è l’odore di casa. Di quella casa dove sei nato e cresciuto. Del camino attorno a cui la sera, dopo cena, ti riunisci con i tuoi per cuocere e mangiare le castagne. Con le poltrone rivolte verso il fuoco, verso il caldo buono. Novembre sono gli scherzi tra fratelli, tra genitori, tra gente che si conosce da una vita e, pur non essendosi scelti, si ama.
Novembre per me vuol dire famiglia, amici, festa.

Questo è il mio Novembre, il mio mese.