giovedì 12 giugno 2008

Filemazio


Quel giorno Filemazio era strano. Non pensava. Fissava un punto nel cielo. Un vortice di nuvole nella sua mente e nei suoi occhi. Il suo sguardo abbracciava tutta la volta, lo zenit e il nadir non avevano segreti per lui, li vedeva, lì, vicini…si toccavano quasi. Il cielo, un mare al contrario, solcato da navi al contrario con ali lucenti, vissuto da pesci senza branchie. Animali strani. Pensieri strani.
Strana persona che era Filemazio. Aveva una grande immaginazione. E una strana capacità…ciò che immaginava prendeva vita accanto a lui. Ombrelli che camminano portando in braccio brocche d’acqua canterina, rosse giraffe con proboscidi argentate per spegnere gli incendi. Non immaginava mai cose normali. Era proprio uno strano ragazzo. Non era mai solo, ma non era mai con nessuno.
Viveva con la sua Fantasia. Usciva con i suoi coetanei, ma non si divertiva…erano così strani quei bambini così semplici, così banali. Loro non avevano piume ocellate che gli uscivano dalle unghie per far il solletico a una farfalla contadina; non avevano membrane fluorescenti per attirare grilli leonini con gli occhiali da sole. Non sapevano far altro che dare calci ad una povera palla, che lui un giorno pensò ribellarsi, ed usare le sue macchie nere come frisbee assorbenti come buchi neri, porte di un’altra dimensione, in cui erano palle di ogni dimensione a cercare di far entrare i bambini in una rete. Vendetta contropassistica.
Faceva finta di niente quando era con loro. Frenava la sua Fantasia. E per farlo era obbligato a usare un particolare modello di occhiali che diffrangevano la luce capovolta. Quando li indossava era semplicemente Filemazio, il figlio del barbiere del paese. Che tormento quegli occhiali. Gli facevano vedere le cose in modo così strano. Le fontanelle erano solo fontanelle. Le automobili, solo un mezzo di locomozione. Che strazio. Era così bello il mondo senza quelle lenti concavesse. Le fontanelle erano donne gravide di sogni che spacciavano fluidi generatori di veloci e allegre sensazioni di volo; le auto erano mezzi di fragola, arancia, banana, mango e avocado (a seconda del colore) che emettevano suoni dolci e rincuoranti e uno strano profumo di pino e finestra, esseri fagocitatori di individui che hanno sempre fretta di arrivare.
Ma quel giorno Filemazio era strano. Era solo. Per la prima volta Fantasia non era venuta a trovarlo, e di dare calci a quel povero pallone proprio non ne aveva voglia. Per questo era sdraiato sull’erba. Guardando il cielo, senza i suoi occhiali. Non facendo niente. Pensieri attraversavano la sua mente, ma non si fermavano. Erano rapide metropolitane di fumo che andavano e venivano. Nient’altro. Per la prima volta si sentiva strano. Guardava il cielo, il nadir, le navi al contrario. E basta. Non voleva nemmeno sforzarsi a fermare la metropolitana. Non ne aveva nemmeno voglia.
Per questo era teso tra un mare solleticante di fili verdi e un mare colorato di bianco ed azzurro.
Niente distoglieva il suo sguardo da quel punto perduto in uno spazio vasto e lontano. Era impassibile, e se qualcuno dei suoi coetanei lo avesse visto, avrebbe sicuramente detto che sorrideva come un beota. Ma non era un sorriso beota. Era una sensazione che gli voltava e rivoltava il pancreas, una sensazione piacevole e infelice, scottante e fredda. Era un qualcosa che non si spiegava. Per la prima volta capì che non stava semplicemente guardando il cielo, il nadir e le navi al contrario. Per la prima volta capì che stava capendo l’infinito. L’infinito del cielo nella sua mente e nei suoi occhi. Capì…

Oggi Filemazio è guarito. Usa sempre quegli orrendi occhiali che gli permettevano di essere normale. Non ha più quelle strane visioni. Ha una moglie che lo tradisce, e lui tradisce la moglie. È un pezzo grosso di una multinazionale nel campo dell’elettronica. Ha due figli che lo amano e che lui ama. Una volta l’anno devolve un consistente assegno in beneficenza.
Ma ogni tanto lo si vede andare in montagna, senza il suo paio di occhiali. Tutti si chiedono perché ci vada, e come mai quando torna ha sulla sua faccia quello strano sorriso beota.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

oh ì ma è tua? l'è bella assai!

Anonimo ha detto...

certo che è mia...come puoi dubitarne?
quando metto qualcosa che non è mio lo dico...e di solito ci metto un piccolo commento...
cmq sì...l'ho scritto stamattina in una breve pausa dallo studio...
com'è andato il viaggio?
tutto bene?

Anonimo ha detto...

Ma Filemazio è un tifoso della lazio?

Anonimo ha detto...

si ma è stato spossante in compagnia di ste... ehehehe
comunque la parte che mi piace di più è quella che arriva a capì... (sarà che non amo le conclusioni, come in "sogna ragazzo sogna").

fatto sta che quando seguii il corso di cinema mi dissero che la voce narrante in conclusione che spiegava come andavano a finire i personaggi era un processo anti/cinematografico (nel più dei casi) ed era preferibile un finale aperto. sarà che sono influenzato da quello che mi hanno detto ma trovo che le cose che finiscono in maniera più vaga siano quelle più poetiche...

ma a voi che ve ne frega del mio pensiero riguardo i finali? ciau

Anonimo ha detto...

non ho voluto lasciare spazio alla vostra fantasia...ho voluto chiudere la storia di filemazio...e poi a me i finali chiusi piacciono...li trovo anche un pò moralistici...sentivo che sarebbe mancato qualcosa se avessi chiuso il racconto con lui che capiva...cmq no
non è tifoso della lazio...ma del panarea

Anonimo ha detto...

ah ok
cmq anche io preferisco i finali chiusi, ma alla parola morale che non mi piace, preferisco quella etica

livio15 ha detto...

io preferisco i finali chiusi perchè segnano la fine e permettono il cambiamento, in essi non c'è ne morale ne etica solo vita.
Mi piace molto
un saluto
Livio(imbucato)

Anonimo ha detto...

nessuno è imbucato...fa sempre piacere sentirti e sentire ciò che avete da dire...soprattutto se sono complimenti...eheh
cmq prima non mi veniva la parola, ma intendevo dire etica...

Anonimo ha detto...

etica è vita. morale sono i costumi, sovrastrutture. se uno vive in una condizione morale e non la rispetta è un'ipocrita. se uno ha un'etica del frega frega e del magna magna, è la sua vita. quindi meglio etica che morale

livio15 ha detto...

Inbucato nel senso che ero connesso tramite un computer non mio, comq. non sono d'accordo nella mia particolare concezione della vita non c'è ne morale ne etica poiche sono solo parole che implicano un significato mentre la vita non ha un significato è vita e basta.

Anonimo ha detto...

ivvvvooooooooooh ivooooooooooooohhhhh.... scusaaaaa scusaaaa scusaaaaaaa

perdono, perdono, perdonoooooooo


(ulteriori commenti di scuse sul mi blogghe)

Anonimo ha detto...

ivo ma che fine hai fatto?
raccontaci di te!

Anonimo ha detto...

ivo è fuggito in spagna con la oppo!

Anonimo ha detto...

no...cazzo mi hai sgamato...
viva la oppo...
scherzi a parte...ho seri problemi cò sto cazzo di internet del cazzo...cazzo!
vabbè...vado prima che mi imploda la connessione...
ciao a tutti